La figlia del bosco (2025) - Recensione a cura di Roberto Terzaroli

 

la figlia del bosco

  

Genere: thriller-horror psicologico a sfondo ambientalista
Durata: 80 minuti
Casa di produzione: Vinians Production
Streaming: Minerva Pictures (piattaforme on demand)
Produttori: Raffaella De Laurentiis, Matteo Righi
Regia: Mattia Riccio
Sceneggiatura: Mattia Riccio
Cast: Davide Lo Coco (Bruno), Giorgia Palmucci (Celeste), Giulia Malavasi (Miriam), Angela Potenzano (Elettra)

Trama:

Bruno, cacciatore solitario, si perde nel bosco; è senza punti di riferimento, ma, attirato da un canto femminile, viene guidato verso una casa isolata e all'apparenza abbandonata, che stranamente sembra pronta per accogliere il suo arrivo. Lì incontra tre donne enigmatiche: Celeste, Miriam ed Elettra, che sembrano vivere fuori dal tempo e custodire un segreto legato alla foresta.
L'atmosfera diventerà sempre più inquietante, con una trasformazione di Bruno che, catturato sempre di più dalla presenza ancestrale del bosco, simbolo della natura pura e incontaminata distrutta dall'uomo, cercherà la sua vendetta fino ad accogliere nella sua oscurità tutti i protagonisti.




Cosa ne penso (no spoiler): 
 
Ogni volta che mi avvicino alla visione di una produzione indie non rimango mai deluso, e La figlia del bosco non fa eccezione. Subissati da produzioni hollywoodiane di ogni genere, ci dimentichiamo di quello che è il vero cinema: fatto di pochi mezzi ma sfruttati bene, una trama semplice ma efficace, impegno e tanta passione; tutti elementi presenti all'origine della settima arte e persi completamente nel tempo, a discapito di effetti speciali, CGI e casting stellari. La figlia del bosco, lungometraggio d’esordio del giovane regista Mattia Riccio, ci riporta con i piedi per terra, fra noi comuni mortali, nella voglia di fare cinema ormai sparita a livello mainstream, dove si ripropongono trame trite e ritrite, spesso copia e incolla, e lo fa con una produzione durata solamente due settimane e con un budget contenuto.
Il messaggio ambientale di questa pellicola è davvero forte, e quando l'horror vuole far riflettere c'è sempre quel tocco in più davvero apprezzabile. E lo fa anche senza scene splatter, con un uso favoloso della colonna sonora, in pieno stile art horror, per creare tensione, elementi raccapriccianti e pochissimi ma efficaci jump scare. L'atmosfera è minimalista, gli scorci del bosco sono qualcosa di già visto in tante produzioni, ma comunque efficaci. Il bosco non delude mai, funziona sempre.
Non c'è molto altro da dire su questa pellicola, in quanto è molto semplice ma allo stesso tempo dotata di ottima atmosfera e non deluderà tutti quelli che amano i prodotti indipendenti che strizzano l'occhio in modo intelligente alle produzioni ad alto budget.

Il film piacerà a:
Agli amanti delle produzioni indie a basso budget, minimali, con trama semplice ed efficace.

Il film non piacerà a:
Chi cerca produzioni hollywoodiane. Il mondo indipendente è una categoria completamente a parte e va apprezzato per la sua stessa natura; sicuramente non è per tutti.

Pregi:
Ottima fotografia per una produzione indipendente, buone performance attoriali, colonna sonora eccellente che strizza l'occhio alle produzioni art horror di Eggers e company; senza ombra di dubbio il punto forte del film.

Difetti:
Forse manca un vero e proprio plot twist, il finale è abbastanza telefonato, ma la pellicola funziona in ogni caso.

Giudizio finale:
lo consiglio?

 
 

 
 (Recensione a cura di Roberto Terzaroli)


 
 

 

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