Strade Perdute (1997) - Retrospettiva a cura di Umberto Visani
Genere: Thriller, drammatico, noir, grottesco
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Francia
Durata: 135 minuti
Regia: David Lynch
Produttori: Deepak Nayar, Tom Sternberg, Mary Sweeney
Casa di produzione: CiBy 2000, Asymmetrical Productions
Sceneggiatura: David Lynch, Barry Gifford
Cast: Bill Pullman (Fred Madison), Patricia Arquette (Renée Madison / Alice Wakefield)
Balthazar Getty (Peter Raymond Dayton), Robert Loggia (Sig. Eddy / Dick Laurent)
Robert Blake (Uomo misterioso)
Trama:
Fred Madison, musicista jazz, vive in una villa con la moglie Renée. Un giorno la coppia riceve alcune videocassette anonime che contengono riprese della casa dall’interno. Poco dopo, Renée viene trovata morta e Fred, accusato dell’omicidio, finisce in carcere. Ma una notte, Fred scompare dalla cella, e al suo posto viene ritrovato un altro uomo: Pete Dayton, giovane meccanico che sembra non sapere nulla di Fred.
Cosa ne penso (pochi spoiler):
“I like to remember things my own way... not necessarily the way they happened” (Mi piace ricordare le cose a modo mio, non necessariamente nel modo in cui sono davvero avvenute)
Concordo. Ed è questa frase — pronunciata da Fred Madison — a racchiudere tutto ciò che amo in Strade Perdute, probabilmente il film che prediligo tra tutti. Non si tratta solo di una battuta, ma di un manifesto esistenziale e narrativo. Lynch ci mette subito in guardia: non vedremo la realtà così com’è, ma come il protagonista la ricorda, o la rielabora. È questa frattura tra esperienza e percezione a reggere tutta la tensione del film.
Vidi Strade Perdute anni fa, e da allora è rimasto con me. Lynch parte da una base noir — gelosia, sospetto, omicidio — e poi dissolve tutto, non per capriccio, ma per mostrare quanto instabile sia la realtà.
Fred e Pete non sono semplicemente due persone diverse: sono due versioni della stessa esistenza, due possibilità narrative che si elidono e si richiamano. Quando Fred diventa Pete, il film non cambia direzione — cambia universo. E in questo, Strade Perdute anticipa il dispositivo che Lynch perfezionerà in Mulholland Drive: il racconto in due tempi, il doppio femminile, il sogno come rifugio e dannazione.
Non si tratta di capire tutto, ma di riconoscere la coerenza interna del sistema. Ogni personaggio è un segnale, ogni ricorrenza è un segno. La donna di Pete è identica alla moglie di Fred, ma ha un altro nome. Il gangster che li controlla sembra conoscere entrambi. I luoghi cambiano nome, ma non essenza. Il film non suggerisce una soluzione, ma un ciclo. Come in un incubo che si rigenera a ogni risveglio.
E poi c’è il Mistery Man — personaggio di una potenza inquietante e assoluta — che sembra incarnare una forza superiore, fredda, onnisciente. Una sorta di coscienza esterna o presenza metafisica che osserva, giudica, interferisce.
La trama è, sì, ellittica, ma mai arbitraria. Nonostante le sue torsioni temporali e i suoi personaggi che si sdoppiano, Strade Perdute conserva una coerenza interna quasi geometrica. Lo spettatore viene disorientato, certo, ma i segni sono lì, disseminati con precisione chirurgica: basta accettare il patto e lasciarsi condurre.
Non è facile, non è rassicurante, non è nemmeno interpretabile con un’unica chiave. Ma, proprio per questo, continua a ossessionare.
Il film piacerà a:
Chi apprezza le narrazioni frammentate, oniriche, ellittiche. Chi ha amato Mulholland Drive e Inland Empire. Chi non ha bisogno di spiegazioni facili, ma cerca un’esperienza di immersione totale. Chi ama i racconti in cui la realtà implode su se stessa e lascia spazio all'inquietudine pura.
Il film non piacerà a:
Chi cerca una trama lineare, con inizio, sviluppo e fine chiara. Chi ha bisogno di identificarsi con un protagonista saldo. Chi vuole risposte, coerenza esplicita, o una chiusura ordinata.
Pregi:
Una costruzione narrativa rigorosa, nonostante l’apparente caos. L’audacia con cui Lynch destruttura il genere noir. Atmosfera ipnotica, minacciosa.
Una costruzione narrativa rigorosa, nonostante l’apparente caos. L’audacia con cui Lynch destruttura il genere noir. Atmosfera ipnotica, minacciosa.
Difetti:
Può risultare respingente per chi cerca un punto d’accesso razionale.
Lo consiglio?
Commenti
Posta un commento