Until Dawn: fino all'alba (2025) - Recensione a cura di Umberto Visani
Genere: Horror, Thriller
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 102 minuti
Casa di Produzione: Screen Gems e PlayStation Productions
Produttori: Gary Dauberman, Blair Butler
Regia: David F. Sandberg
Sceneggiatura: Gary Dauberman, basata su una bozza di Blair Butler
Cast principale: Ella Rubin (Clover), Michael Cimino (Max), Odessa A'zion (Nina), Ji-young Yoo (Megan), Belmont Cameli (Abel), Maia Mitchell (Melanie), Peter Stormare (Dr. Hill).
Trama:
A un anno dalla misteriosa scomparsa della sorella Melanie, Clover convince alcuni suoi amici ad andare a cercarla nella zona in cui era svanita, sperando di trovare risposte. Mentre esplorano un “visitor centre” abbandonato, vengono brutalmente uccisi da un assassino mascherato, per poi risvegliarsi all'inizio della stessa notte. Intrappolati in un loop temporale, rivivono l'incubo più volte, affrontando minacce sempre più terrificanti.
Cosa ne penso (pochi spoiler):
Sono andato a vedere Until Dawn poiché avevo amato anni fa l’omonimo videogioco dal quale il film prende spunto. Ero curioso di vedere in che maniera il regista David F. Sandberg fosse potuto riuscire in quello che, ai miei occhi, si configurava come un compito arduo e quasi ingrato: come fare, infatti, a dirigere un film ispirato a un videogame che, già di suo, era sostanzialmente un film, con tanto di attori di prim’ordine quali Rami Malek e Hayden Panettiere? Per chi fosse lontano dal mondo videoludico, infatti, i videogame hanno fatto molti passi avanti da Pacman e, inoltre, non in tutti si spara dall’inizio alla fine (come pensano coloro che non ci giocano), dal momento che vi sono molti videogame che sono veri e propri film interattivi in cui al giocatore è chiesto di prendere decisioni in tempo reale che vanno a modificare la trama dell’esperienza su schermo.
La soluzione trovata dal regista per rispondere a questo dilemma non è stata quella di realizzare un semplice adattamento (operazione che si sarebbe rivelata probabilmente noiosa, poiché quasi tutti conoscono la trama del gioco) ma nel decostruire il concetto stesso di film e farne un film che fosse simile a un videogame, recuperandone alcuni aspetti focali. Il vero cuore dell’opera, infatti, è il loop temporale, che riprende la meccanica del videogioco in cui ogni scelta sbagliata, ogni passo falso, ti riporta al punto di partenza, al “salvataggio” precedente, un espediente narrativo simile a quello di “Edge of Tomorrow” (film del 2014 con Tom Cruise ed Emily Blunt), dove i protagonisti sono costretti a rivivere la stessa sequenza di eventi, con l’opportunità di apprendere dai propri errori.
In questo senso, Until Dawn non è semplicemente un film ispirato a un videogioco, ma una trasformazione cinematografica che irride a tratti lo spettatore costringendolo a confrontarsi con le proprie aspettative, a ripetere il viaggio, e a scoprire se davvero c'è una via d'uscita o se il destino sia già scritto. Ogni ripetizione del ciclo, ogni scelta apparentemente sbagliata, è un invito a rivedere il percorso, a giocare con la narrazione in modo simile a un videogame, dove non esistono certezze.
Il suo ritmo, veloce e senza troppi indugi, lo porta rapidamente verso il finale, ma nonostante una riuscita reinterpretazione del videogioco, resta quell’aria di incompiutezza. Manca qualcosa, quella marcia in più per renderlo memorabile, quel guizzo che lo porterebbe a essere degno compare di un videogame che avrebbe meritato di più dalla sua controparte filmica.
Il film piacerà a:
Coloro che cercassero un horror fuori dagli schemi e destrutturante, che gioca con gli stilemi del genere per farne qualcosa di diverso che strizza l’occhio ai videogame.
Coloro che cercassero un horror fuori dagli schemi e destrutturante, che gioca con gli stilemi del genere per farne qualcosa di diverso che strizza l’occhio ai videogame.
Il film non piacerà a:
Chi si fosse atteso un horror più standard e che si attendesse qualcosa maggiormente legato al capolavoro di videogame di cui porta solo il nome.
Pregi:
L’essere meta-cinema, il voler farsi gioco delle regole non scritte del genere e del mezzo cinematografico, portando certi stilemi da videogame.
L’essere meta-cinema, il voler farsi gioco delle regole non scritte del genere e del mezzo cinematografico, portando certi stilemi da videogame.
Difetti:
Non fa realmente paura, il sistema trial and error toglie suspense, il gioco avrebbe meritato qualcosa di più convincente, a costo di essere copiativo.
Lo consiglio?
Commenti
Posta un commento