I Guardiani del Destino (2011) - Retrospettiva a cura di Umberto Visani
Genere: Fantastico, Azione
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 106 min
Durata: 106 min
Regia: George Nolfi
Produttori: Bill Carraro, Michael Hackett, Chris Moore, George Nolfi
Produttori: Bill Carraro, Michael Hackett, Chris Moore, George Nolfi
Casa di produzione: Universal Pictures, Media Rights Capital
Gambit Pictures, Electric Shepherd Productions
Gambit Pictures, Electric Shepherd Productions
Sceneggiatura: George Nolfi
Cast: Matt Damon (David Norris), Emily Blunt (Elise Sellas)
Anthony Mackie (Harry Mitchell), John Slattery (Richardson), Terence Stamp (Thompson).
Anthony Mackie (Harry Mitchell), John Slattery (Richardson), Terence Stamp (Thompson).
Trama:
David Norris, giovane e promettente politico, incontra Elise, una affascinante ballerina. Tra loro nasce un legame profondo, ma forze invisibili agiscono per separarli: i Guardiani del Destino, incaricati di mantenere il piano prestabilito. Contro regole invisibili e poteri sovrumani, David lotterà per il diritto di scegliere il proprio cammino. e conquistare la propria libertà.
Cosa ne penso (pochi spoiler):
"I Guardiani del Destino" (The Adjustment Bureau, 2011), diretto da George Nolfi, si presenta come una raffinata variazione cinematografica ispirata a “Adjustment Team”, racconto breve di Philip K. Dick del 1954. Il film esplora, attraverso i codici del thriller romantico, una delle tematiche cardine dell’opera dickiana: il fragile confine tra libero arbitrio e determinismo.
La trama segue David Norris (Matt Damon), un giovane e ambizioso politico di New York in rapida ascesa. Dopo una sconfitta elettorale, David incontra casualmente Elise Sellas (Emily Blunt), una talentuosa ballerina, e tra i due nasce un’immediata e autentica connessione. Tuttavia, l'incontro era “fuori programma”: agenti misteriosi appartenenti al “Bureau dell'Aggiustamento” “di cui al titolo in lingua originale) — uomini in trench e cappello, capaci di alterare la realtà — intervengono per separarli, sostenendo che il loro amore rischierebbe di deviare entrambi dai percorsi predestinati.
David scopre così l’esistenza di un’organizzazione invisibile che supervisiona le vite umane seguendo un "Piano" tracciato da una enigmatica figura chiamata "il Presidente" ("the Chairman"). Da quel momento, la narrazione si struttura come una corsa contro il destino: David cerca di ritrovare Elise e di affermare la propria libertà, anche a costo di cancellare il tracciato già scritto della sua vita.
A dare forza emotiva alla vicenda è senza dubbio la straordinaria interpretazione di Emily Blunt, qui in una delle sue prove più intense. Brillante, carismatica, capace di conferire naturalezza e profondità al personaggio di Elise, l’attrice inglese incarna perfettamente l'elemento di discontinuità che incrina l'ordine predeterminato del mondo narrativo. La chimica tra Blunt e Damon risulta autentica e coinvolgente, dando credibilità a una storia che, senza questa alchimia, rischierebbe di apparire eccessivamente astratta.
Rispetto al racconto di Dick, il film adotta una linea narrativa più ottimista. Nell’originale, il protagonista scopre il meccanismo nascosto della realtà ma ne rimane prigioniero, incapace di sovvertirlo. In “I Guardiani del Destino”, invece, la forza del sentimento e della volontà personale consente ai personaggi di infrangere l'ordine imposto, ribaltando le regole del gioco.
Dal punto di vista filosofico, il film si presta a un'interpretazione in chiave gnostica particolarmente rigorosa. Nella tradizione gnostica tardo-antica, il mondo in cui viviamo è il prodotto di un demiurgo — un'entità inferiore rispetto al vero principio divino — il quale, assistito da una gerarchia di arconti, governa e sorveglia il mondo, mantenendo gli uomini intrappolati in una realtà illusoria. Nel film i Guardiani si configurano come una proiezione moderna di tali arconti: non sono creatori autonomi, bensì funzionari di un ordine superiore, il cui compito è garantire l'adesione degli individui a un Piano precostituito, impedendo loro di sviluppare piena consapevolezza della propria capacità di autodeterminazione. A differenza della liberazione descritta nei testi gnostici — che avviene attraverso la gnosis, ossia la conoscenza salvifica della propria origine trascendente — nel film la liberazione si realizza attraverso un atto di volontà individuale e di sentimento amoroso. L'amore tra David ed Elise diventa così l'equivalente simbolico di una rottura della catena deterministica, aprendo alla possibilità di una riscrittura del destino stesso, contro ogni progetto preordinato.
In conclusione, “I Guardiani del Destino” è un'opera che, pur semplificando alcuni aspetti della visione dickiana, riesce a tradurre per un pubblico ampio tematiche complesse come la manipolazione della realtà, la tensione verso la libertà e l’ombra di un potere occulto, rimanendo fedele, almeno nello spirito, alle grandi domande che attraversano l'opera di Dick: chi governa realmente le nostre vite? Fino a che punto possiamo davvero ribellarci?
Il film piacerà a:
Coloro che amano i film che portano a ragionare sulla struttura stessa del reale.
Coloro che amano i film che portano a ragionare sulla struttura stessa del reale.
Il film non piacerà a:
Chi possa trovare esagerata la struttura che fa perno sull’esistenza di simili guardiani del destino, ritenendo il tutto troppo falso e lontano dalla realtà.
Pregi:
Buona resa di un profondo racconto di Philip Dick; Emily Blunt da Oscar.
Buona resa di un profondo racconto di Philip Dick; Emily Blunt da Oscar.
Difetti:
Scostarsi nel finale dall’opera dickiana.
Lo consiglio?
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