Companion (2025) - Recensione a cura di Umberto Visani
Genere: Thriller, Sci-fi
Paese di produzione: Stati Uniti
Durata: 97 min
Durata: 97 min
Regia: Drew Hancock
Sceneggiatura: Drew Hancock
Vertigo Entertainment, Subconscious ,Domain Entertainment
Produttore/i: Zach Cregger, Roy Lee, Raphael Margules, J. D. Lifshitz
Cast: Sophie Thatcher, Jack Quaid, Lukas Gage
Trama:
Iris (Sophie Thatcher) è un robot umanoide programmato per essere una compagna perfetta. Il suo acquirente/fidanzato, Josh (Jack Quaid), la porta con sé per un weekend con i suoi amici. La situazione precipita quando Iris subisce violenza e reagisce, dando mostra di essere più senziente di quanto previsto.
Cosa ne penso (no spoiler):
Sono andato a vedere Companion sapendo ben poco della trama, eccezion fatta per un aspetto piuttosto focale che compare in ogni trailer del film, vale a dire che Iris (una superlativa Sophie Thatcher), la “companion” che dà il titolo all’opera del regista Drew Hancock, è un androide. A quale genere appartenesse la pellicola non mi era del tutto chiaro, mostrando aspetti di commedia, horror, fantascienza, thriller. A prima vista potrebbe sembrare un guazzabuglio ma, al contrario, il film si muove con sapienza alternando stili e temi e non esimendosi da una forte critica alla società odierna, alle sue derive più estreme e ai suoi paradossi sempre più evidenti.
Con alcune reminiscenze del romanzo “La donna perfetta” di Ira Levin, Josh dichiara: “Odio il termine 'fuck-bot'”, mentre rivela la vera natura di Iris la quale, spiega, è un “robot di supporto emotivo”, il prodotto di un'azienda, la Empathix, i cui “companions” sono progettati per essere i partner perfetti: personalizzabili, devoti, dotati di un numero di ricordi falsi sufficiente a farli sembrare reali e in grado di essere spenti con un comando vocale.
Echi di Westworld, alla lontana di Terminator, con una progressiva acquisizione di consapevolezza da parte di Iris nella sua rivolta verso gli umani, scatenata da un atto di violenza ad opera del proprietario russo della casa (Rupert Friend) in cui si trovavano in vacanza.
Come accennato, la vicenda si muove tra commedia romantica, horror e fantascienza, essendo ambientata in un futuro molto prossimo in cui ci sono auto a guida autonoma e questi robot programmabili identici all’uomo, utilizzati non per parlare di Kant o per altri scopi elevati ma per fungere da fidanzati/e a comando in un mondo in cui la tecnologia viene incontro a ogni possibile sollazzo e quindi l’aspetto futuristico funge da specchio dei biechi desideri dell’uomo comune sempre più isolato e disperato. Un mondo futuro che è già il nostro, con comandi vocali che non funzionano, problemi dati da tecnologie non perfettamente implementate e, a volte, di dubbia utilità.
Geniale la scena finale, che non spoileriamo ma che vale l’intero film.
Il film piacerà a:
Coloro che amano i film che si muovono tra generi diversi e che criticano il mondo in cui si vive.
Il film non piacerà a:
Gli spettatori che si irritano dinnanzi a qualche scena cruenta, perdendo di vista il significato del film e la ben maggiore cruenza del reale.
Pregi:
Trama avvincente, vari colpi di scena, Sophie Thatcher con una prestazione attoriale da Oscar.
Difetti:
La critica è velata e avrebbe potuto essere ancora più incisiva.
Lo consiglio?
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