Wolf Man (2025) - Recensione a cura di Roberto Terzaroli
Genere: Horror
Classificazione: R-rated
Classificazione: R-rated
Paese: Stati Uniti d'America
Durata: 103min
Produzione: Universal Pictures, Blumhouse Productions, Cloak & Co.Durata: 103min
Produttore/i: Jason Blum, Ryan Gosling, Jon Romano, Axel Paton
Produttore esecutivo: Ken Kao, Melanie Turner, Leigh Whannell
Regia: Leigh Whannell
Regia: Leigh Whannell
Sceneggiatura: Leigh Whannell, Corbett Tuck
Cast: Julia Garner, Leigh Whannell, Christopher Abbott
Trama:
Blake, scrittore di San Francisco, si reca in Oregon nella residenza ereditata dal padre con sua moglie Charlotte e la figlia Ginger per recuperare un rapporto coniugale ormai in crisi. Durante il tragitto caricano un uomo per avere indicazioni sul percorso ma a poca distanza dalla casa colpiscono una strana creatura nel cuore della notte e precipitano in un dirupo. Da lì a poco inizierà un incubo che sconvolgerà i loro programmi e le loro vite.
Cosa ne penso (senza spoiler):
Wolf Man è uno dei quei titoli che faccio fatica a recensire in quanto oscilla fra scelte registiche davvero interessanti e altri particolari da pellicola di media qualità. Nel complesso posso dire che vincono senza dubbio gli aspetti positivi, soprattutto per chi parte senza troppe aspettative.
Il film ha un incipit davvero favoloso con grande atmosfera e ottima fotografia, i paesaggi dell'Oregon fanno da cornice a una storia che mette subito lo spettatore di fronte a un'atmosfera cupa e anche seriosa quasi da horror di alto livello. Dopo questa introduzione dove ci viene mostrato il rapporto di Blake bambino con suo padre passiamo a San Francisco trent'anni dopo, in cui Blake si è creato una famiglia, dove il mood diviene subito da film "americano" con le battutine sdolcinate fra lui e sua figlia, facendo decadere subito l'atmosfera creata in precedenza e riportando lo spettatore con i piedi per terra. Fortunatamente la parentesi dura poco e quando Blake apprende di aver ereditato la casa paterna torniamo nelle fantastiche foreste dell'Oregon con tutta l'allegra famigliola. Da quel punto in poi si ritorna a ragionare.
Il primo tempo della pellicola è davvero valido, non assistiamo a particolari scelte infelici o da film di serie b (con tutto il rispetto per la categoria), Blake da bambino incontra già un licantropo quando si trova a caccia col padre ma non abbiamo primi piani della creatura, soltanto particolari fuggevoli e questo è un bene.
Nessuno avrebbe detto che a distanza di trent'anni il nostro Blake avrebbe vissuto quello stesso orrendo destino. La sua trasformazione è vicina e seppur lo scopo del viaggio era di ricucire i rapporti con la moglie ben presto sarà lei a dover ricucire il marito stesso, almeno simbolicamente, operazione che risulterà purtroppo vana. Blake infatti viene graffiato dalla creatura quando la incontra nel dirupo dopo l'incidente e viene contagiato in modo irrimediabile. La metamorfosi si svilupperà maggiormente da metà pellicola in poi con un decorso per nulla affrettato, sono forti le similitudini con altre pellicole del genere ma diciamo che Wolf Man brilla per un pizzico di originalità.
La computer grafica è equilibrata e ben dosata, il sonoro da il meglio di sé sicuramente in sala e crea un'atmosfera davvero claustrofobica con dialoghi ovattati atti a voler far immedesimare lo spettatore totalmente nel nostro malcapitato Blake che lascia la razza umana per trasformarsi una bestia a tutti gli effetti. Anche la vista cambia radicalmente e questo forse è l'unico neo in quanto non si è mai saputo di un licantropo con la vista da Predator ma lasciamo una piccola licenza poetica al regista.
Come se non bastassero già questo problemi dopo poco li verrà a trovare un altro licantropo con intenti non di certo amichevoli ed inizierà una vera lotta fra titani con la povera Charlotte e la povera figlioletta Ginger che si ritroveranno fra due fuochi. Una situazione idilliaca per una weekend rilassante.
Devo dire che ho apprezzato questo film perché dà un'immagine del mostro molto umana, il regista Leigh Whannell ha voluto creare quell'intreccio amore-orrore presente anche in altre pellicole che ho amato, di cui forse "La mosca" di Cronenberg è uno dei migliori esempi. Un uomo che abbandona la sua natura e diventa tutt'altro ma mantiene la sua umanità e prova ribrezzo per ciò che è diventato, questo può essere anche intrepretato con larghe vedute come una riflessione sulla natura stessa della psiche umana. Anche lo stesso finale, che non citiamo per motivi di spoiler, rappresenta un'immagine del tutto speculare dell'incipit mettendo il femminile al centro della scena quasi a volerlo metterlo in risalto come il vero sesso forte o più precisamente come simbolo di salvezza. Questi temi sono forse pretenziosi e stonano leggermente in pellicole di questo calibro ma apprezziamo sicuramente lo sforzo registico, alla fine sicuramente apprezzabile.
Wolf Man mi è piaciuto, mi aspettavo molto di meno, mi ha riportato indietro negli anni quando gli horror avevano trame molto semplici ma efficaci, perché alla fine non bisogna essere per forza complicati per far apprezzare un prodotto. Per me è un horror discreto tenendo conto del panorama attuale, ve lo consiglio.
Alla prossima recensione cari amici Cineribelli.
Rob.
Il film piacerà a:
Chi apprezza gli horror vecchio stile, storia semplice, mostro di turno ben realizzato e momenti di tensione.
Chi apprezza gli horror vecchio stile, storia semplice, mostro di turno ben realizzato e momenti di tensione.
Il film non piacerà a:
Chi non ama i monster movie e predilige horror di altro tipo basati su storie verosimili.
Pregi:
I paesaggi dell'Oregon, buona fotografia cosi come il comparto sonoro, bella performance di Julia Garner, molto credibile.
Difetti:
I Licantropi che non sanno sfondare le porte e con la vista da Predator.
Giudizio finale:
lo consiglio?
lo consiglio?
(Recensione a cura di Roberto Terzaroli)
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