Longlegs (2024) - Recensione a cura di Umberto Visani


Longlegs


Genere: Horror, Thriller, Polizesco
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 101 min
Censura: VM14
Produzione: C2 Motion Picture Group, Saturn Films
Produttore: Nicolas Cage, Dan Kagan, Brian Kavanaugh-Jones, Dave Caplan, Chris Ferguson
Regia: Osgood Perkins
Sceneggiatura: Osgood Perkins
Fotografia: Andrés Arochi
Cast: Maika Monroe - Nicolas Cage - Blair Underwood

Trama:

L'agente dell'FBI Lee Harker (Maika Monroe) viene assegnata a un caso riguardante una serie di misteriosi omicidi in cui persone in apparenza normali sterminano le proprie famiglie in preda a raptus inspiegabili alla cui origine pare esservi l’operato di un serial killer noto come “Longlegs” (Nicholas Cage) che lascia messaggi in codice satanici sulle scene del crimine. A mano a mano che Lee continua a indagare, scopre una serie di indizi che suggeriscono un collegamento tra gli omicidi e il suo stesso passato.




Cosa ne penso (no spoiler):
 
Accolto come una sorta di instant cult a metà tra Il silenzio degli innocenti e Twin Peaks, il film portava con sé aspettative altissime. Come spesso capita, a simili aspettative o seguono altrettanto elevati standard, oppure il rischio di delusione è dietro l’angolo.
Il regista Osgood Perkins tecnicamente è bravissimo così come il direttore della fotografia, dando entrambi un’estetica eccelsa alla pellicola, con la story-line principale ambientata negli anni Novanta e alcuni flash-back risalenti a un quindicennio prima.
La sceneggiatura risulta di livello decisamente inferiore, caratterizzata da una lentezza estenuante nella prima parte in cui le indagini su questi efferati crimini hanno un ritmo molto blando.
Nicholas Cage è sicuramente l’attore più a fuoco, con un’interpretazione molto convincente di serial killer satanico in salsa glam rock, fortemente inquietante e, questo sì, simile al celebre Bob di Twin Peaks.
Il virare della trama verso l’horror lo si ha verso metà opera, con la scoperta di una bambola feticcio con all’interno una pallina caricata energicamente, metodo con cui il serial killer riesce a far compiere le peggiori efferatezze a distanza, il tutto con una forte accettazione di questa spiegazione da parte del FBI, cosa che non sono così sicuro accadrebbe nella realtà, ma è l’ultimo dei problemi.
L’aspetto negativo principale è, a mio giudizio, che tutta questa rappresentazione non inquieta particolarmente, al massimo disturba, scandalizza, ma non ha nulla dell’afflato mistico di opere come True Detective né fa percepire l’esistenza di piani inquietanti ulteriori al nostro come accade in Twin Peaks. Certo, l’esistenza di un soggetto in grado di creare feticci tramite arti magiche non è sicuramente rassicurante o piacevole, però appunto di arti/tecniche si tratta, e in questo manca quindi l’andare a scatenare paure ancora più arcane.
Trovo quindi che il difetto principale stia proprio nel soggetto, il quale si muove nell’ambito abbastanza trito e ritrito del satanismo dove è difficile poter dire qualcosa che abbia aspetti sufficientemente nuovi per poter far gridare al capolavoro.

Il film piacerà a:
Amanti della bellezza tecnica dei film e degli horror in generale.
 
Il film non piacerà a:
Chi aveva aspettative altissime derivanti dall’accostamento di questo film a “Il Silenzio degli Innocenti” e “Twin Peaks”.
 
Pregi:
Regia e fotografia esteticamente di altissimo livello, con un taglio stilistico affascinante.
 
Difetti:

Prima parte molto lenta, sceneggiatura in parte slegata. Non suscita particolare tensione emotiva/paura.
 
Lo consiglio? 
 

 


 (Recensione a cura di Umberto Visani)
 



 
 



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