Immaculate (2024) - Recensione a cura di Roberto Terzaroli
Durata: 89min
Produttore: Sydney Sweeney, Jonathan Davino, Teddy Schwarzman, Michael Heimler, Riccardo Neri, David Bernad, Gabriela Leibowitz, Gianluca Mizzi, Philip Rogosky, Ben Shafer, Matteo Vallecoccia
Regia: Michael Mohan
Trama:
Cecilia, novizia americana, si reca in un convento in Italia per prendere i voti e diventare suora. Gli avvenimenti porteranno alla luce trame oscure e sinistre.
E' da tempo che volevo vedere Immaculate e giunto al grande momento forse non conveniva aspettare cosi tanto. Una doverosa premessa, vi consiglio caldamento di vederlo in lingua originale con i sottitoli, Cecilia parla in inglese con qualche inframezzo italiano nell'eloquio e il doppiaggio stravolge totalmente questa dinamica, togliendo una grossa fetta di realismo.
Venendo al dunque, grandi aspettative portano quasi sempre alla delusione, pensavo infatti di vedere per la prima volta una Sydney Sweeney in un ruolo pressochè impegnato fra virgolette, prendendo questa espressione con le pinze e invece ci troviamo di fronte ad un semplice horror trito e ritrito che si mantiene decisamente meglio nella prima parte per cadere poi nella seconda nei soliti cliché di questo filone..peccato.
La nostra Cecilia entra in un convento italiano per diventare suora con i migliori intenti, il tutto risulta molto credibile e di fatti nella prima parte della pellicola la sceneggiatura fa ben sperare, con un senso di mistero ben strutturato, un'atmosfera cupa di questo convento con suore morenti e spesso anche nell'orlo della follia che lasciano lo spettatore incuriosito in un'atmosfera anche leggermente raccapricciante che spinge a farsi qualche domanda. Dopo i primi quaranta minuti il senso di inquietudine e mistero viene stravolto da una notizia da prima pagina, Sydney Sweeney diventa la nuova madonna, incinta per volere dello spirito santo e qui diciamo la verità, cadono letteralmente le braccia. Per di più la notizia genera anche una certa invidia fra le consorelle, in merito stendiamo un velo pietoso e parlando di suore l'espressione calza davvero a pennello.
Seppur spesso anche nei fatti di cronaca ci si trovi di fronte a questi eventi (e non per causa certamente divina) in questo caso il tutto trova ragion d 'essere all'interno del convento stesso dove personaggi poco raccomandabili covano progetti oscuri e indicibili, a loro detta benevoli ma in merito abbiamo seri dubbi.
La trama a questo punto prenderà una piega molto simile a tanti altri horror del genere, la nostra eroina da suorina remissiva si trasformerà in una furente tigre della malesia con una spiccata vena assassina togliendo tutto il fascino iniziale dato anche dalla timidezza di una novizia che si affacciava in un mondo a lei del tutto nuovo e anche per certi versi incomprensibile.
Lodato da diversi critici cinematrografici per il finale ambiguo e ricercato, Immaculate si rivela invece un horror come tanti altri, a mio parere con molta poca anima, ma che nasconde in modo sottile una certa vena femminista che lo contraddistingue. A differenza dell'ottimo "Omen - l'origine del presagio" di Arkasha Stevenson, uscito quest'anno, che spicca per la messa in scena davvero magistrale (peraltro da una regista agli esordi) e per scelte stilistiche impeccabili, in questo caso non abbiamo nulla di tutto questo ma a differenza di molte pellicole simili una donna che non si offre di fare da contenitore e si ribella al suo destino, una sorta di riscatto. La donna ha il diritto di scegliere e su questo possiamo anche essere sicuramente d'accordo, il concetto è potente ma non basta per dare alla pellicola il voto più alto di una sufficienza stiracchiata, purtroppo la carne al fuoco è davvero poca e il significato è anche poco chiaro, chi cerca risposte precise non le avrà.
Se cercate qualcosa di originale e di alto livello nel panorama horror Immaculate non fa per voi ma può essere sicuramente adatto per passare una serata senza troppe pretese, specialmente se apprezzate il filone religioso.
A presto con la prossima recensione amici Cineribelli.
Rob.
Chi apprezza gli horror di stampo religioso anche se di poche pretese e perchè no anche la stessa Sydney Sweeney che anche in veste da suora mantiene il suo innato fascino.
Il film non piacerà a:
Pregi:
Senso di mistero efficace sopratutto nella prima parte e pochissimo uso di jump scare. Sydney Sweeney offre una buona performance anche se spicca in tutto il cast la nostra Benedetta Porcaroli, uno dei personaggi più azzeccati. Comparto sonoro di discreta fattura, con canti liturgici che accompagnano lo svolgimento di diversi snodi della trama, forse l'aspetto migliore della pellicola.
Difetti:
Niente di nuovo sul piatto. Sceneggiatura con poca anima, a discapito di quello che vuole far sembrare.
lo consiglio?
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