Megalopolis (2024) - Recensione a cura di Umberto Visani
Genere: Drammatico, Fantascienza
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 138 min
Produzione: American Zoetrope, LionsgateDurata: 138 min
Produttore: Francis Ford Coppola, Michael Bederman, Fred Roos, Barry Hirsch
Regia: Francis Ford Coppola
Sceneggiatura: Francis Ford Coppola
Cast: Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel
Trama:
Nella città di New Rome, una sorta di “New York/Roma antica” post-moderna, si vede il conflitto tra due opposte visioni: Catilina (Adam Driver), un artista geniale che cerca di far compiere alla città un salto in un futuro utopico e idealistico, e il suo oppositore, il sindaco Franklyn Cicerone (Giancarlo Esposito), ancorato a uno status quo regressivo. In mezzo a loro Julia Cicerone (Nathalie Emmanuel), figlia del sindaco, il cui amore per Catilina la porta a vivere un travaglio interiore sentendosi intimamente divisa tra la lealtà familiare e l’impulso amoroso.
Cosa ne penso (no spoiler):
Sono andato a vedere Megalopolis con il timore che le varie recensioni negative potessero aver colto nel segno, quantomeno su qualche aspetto, con critiche divise tra chi parlava di operazione commerciale e chi dava del rimbambito a Francis Ford Coppola il quale, al contrario, sicuramente è meno rimbambito di chi ha espresso questi giudizi sommari e superficiali.
Innanzitutto occorre ricordare come Megalopolis rappresenti un progetto nato molti anni fa nella mente di Coppola, il quale solo adesso è riuscito a realizzarlo, non senza fatiche, avendo dovuto investire 120 milioni di dollari del proprio patrimonio per terminare le riprese.
L’aspetto che emerge con maggior forza è quello della critica del mondo presente tramite la messa in mostra di un mondo post-moderno visivamente e iconicamente parametrato sull’antica Roma, in particolare sulle fasi finali, quelle, per dirla con lo storico Edward Gibbon, “del declino e della caduta dell’impero romano”. Coppola non è certamente il primo, in questo, a mostrare i netti parallelismi tra la fine della civiltà romana e quella moderna occidentale, ma riesce a rendere ancor più chiaro il messaggio proprio perché non realizza un peplum bensì un film ambientato in un futuro che è il nostro presente e che usa l’iconografia romana per far intuire il filo rosso che lega le fasi terminali delle civiltà al collasso.
Giustamente il visionario e prometeico Catilina domanda: “Questa società, questo modo di vivere, sono gli unici possibili? Quando ci poniamo queste domande, parliamo di utopia. Dobbiamo aprire nuove strade che conducano al mondo ignoto che ci aspetta”. E Catilina, nella sua lucida progettualità, cerca di indicare queste nuove strade e si impegna anche a costruirle, mosso da una vis interiore che porta il vecchio sistema a reagire e a muovergli guerra.
Tra intrighi di palazzo, tentate congiure, giochi di potere, Catilina riesce, insieme all’amata Julia Cicerone, a indicare una via ben precisa: “Non lasciare che l’adesso distrugga il per sempre”. Ed è da qui che, nelle fasi finali del film, emerge il messaggio di speranza del regista, messaggio che, nella sua portata critica di tutte le storture moderne, sicuramente farà storcere il naso qualcuno, che delle storture si pasce ritenendole dritte e conformi a un comune sentire verso il quale non si può che dissentire, consapevoli che un futuro diverso è possibile.
Innanzitutto occorre ricordare come Megalopolis rappresenti un progetto nato molti anni fa nella mente di Coppola, il quale solo adesso è riuscito a realizzarlo, non senza fatiche, avendo dovuto investire 120 milioni di dollari del proprio patrimonio per terminare le riprese.
L’aspetto che emerge con maggior forza è quello della critica del mondo presente tramite la messa in mostra di un mondo post-moderno visivamente e iconicamente parametrato sull’antica Roma, in particolare sulle fasi finali, quelle, per dirla con lo storico Edward Gibbon, “del declino e della caduta dell’impero romano”. Coppola non è certamente il primo, in questo, a mostrare i netti parallelismi tra la fine della civiltà romana e quella moderna occidentale, ma riesce a rendere ancor più chiaro il messaggio proprio perché non realizza un peplum bensì un film ambientato in un futuro che è il nostro presente e che usa l’iconografia romana per far intuire il filo rosso che lega le fasi terminali delle civiltà al collasso.
Giustamente il visionario e prometeico Catilina domanda: “Questa società, questo modo di vivere, sono gli unici possibili? Quando ci poniamo queste domande, parliamo di utopia. Dobbiamo aprire nuove strade che conducano al mondo ignoto che ci aspetta”. E Catilina, nella sua lucida progettualità, cerca di indicare queste nuove strade e si impegna anche a costruirle, mosso da una vis interiore che porta il vecchio sistema a reagire e a muovergli guerra.
Tra intrighi di palazzo, tentate congiure, giochi di potere, Catilina riesce, insieme all’amata Julia Cicerone, a indicare una via ben precisa: “Non lasciare che l’adesso distrugga il per sempre”. Ed è da qui che, nelle fasi finali del film, emerge il messaggio di speranza del regista, messaggio che, nella sua portata critica di tutte le storture moderne, sicuramente farà storcere il naso qualcuno, che delle storture si pasce ritenendole dritte e conformi a un comune sentire verso il quale non si può che dissentire, consapevoli che un futuro diverso è possibile.
Il film piacerà a:
Coloro che notano le problematiche del mondo moderno e che cercano nel cinema delle rappresentazioni anche sopra le righe della realtà in cui si vive.
Coloro che notano le problematiche del mondo moderno e che cercano nel cinema delle rappresentazioni anche sopra le righe della realtà in cui si vive.
Il film non piacerà a:
Chi veda un attacco a tutto l’universo di (dis)valori che viene propalato h24.
Pregi:
Visivamente sublime, con un forte messaggio.
Visivamente sublime, con un forte messaggio.
Difetti:
Seconda parte leggermente meno ispirata, fino all’ottimo finale.
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