Sin City - Una donna per cui uccidere (2014) - Retrospettiva a cura di Umberto Visani

 


Titolo Originale: Sin City: A Dame to Kill For
Genere: azione, thriller, drammatico, noir
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 102 min
Produzione: Aldamisa Entertainment, Demarest Films, Miramax Films, Quick Draw Productions, Solipsist Film
Produttore: Robert Rodriguez, Sergei Bespalov, Aaron Kaufman, Stephen L'Heureux, Mark C. Manuel, Alexander Rodnyansky
Produttore esecutivo: Frank Miller, Oleg Boyko, Sam Englebardt, Adam Fields, Jere Hausfater, Kia Jam, William D. Johnson, Kipp Nelson, Ted O'Neal, Allyn Stewart, Boris Teterev, Bob Weinstein, Harvey Weinstein
Regia: Frank Miller, Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Frank Miller
Cast: Mickey Rourke, Jessica Alba, Josh Brolin

Trama:

Film "tripartito", tre storie partorite dalla mente di Frank Miller. In “Solo un altro sabato sera”, Marv (Mickey Rourke) cerca di ricordare uno spiacevole incontro appartenente al suo passato. In “Una donna per cui uccidere”, Dwight McCarthy (Josh Brolin) cerca di aiutare Ava Lord (Eva Green), la donna dei suoi sogni e dei suoi incubi. In “L'ultimo ballo di Nancy”, Nancy Callahan (Jessica Alba), impazzita di dolore e rabbia per la morte di Hartigan, giura vendetta.




Cosa ne penso (no spoiler):
 
  Come si rappresenta la realtà, se ci è toccato di vivere in un mondo corrotto, iniquo, orribile, intriso di protervia e di morte? Le risposte possono essere molte, ciascuna sorretta da ottime ragioni.

Il regista Robert Rodriguez ne fornisce una in questo film grandioso. Quando infatti la realtà non è vita, quando nessun valore sta più in piedi, quando una società e un mondo poggiano solo su iniquità, sopraffazione e denaro, è possibile tanto sottorappresentarla quanto sovrarappresentarla. La via della sovrarappresentazione è quella che più mi è cara, perché, se il mondo è un orrore, non vedo perché, nel raffigurarlo, ci dovrei fare una commedia. Personalmente - ed è la scelta anche di Rodriguez - ci farei un film ancora più nero del nero, essenzialmente per vedere se, scuotendo lo spettatore dal profondo, si riesce almeno a suscitare una qualche sorta di reazione in lui, un semplice indizio di vitalità, un residuo barlume di indignazione, un impulso alla riflessione.

Svelare il "nero", evidenziare al mondo il terribile coacervo di sangue, morte, violenza, distruzione, orrore, avidità, superficialità che tutti vediamo ogni giorno davanti ai nostri occhi, e che molti preferiscono ignorare: questo è il palese intento del film, sempre magnifico sotto il profilo visuale e corredato da dialoghi attenti, dolenti, non privi di citazioni o di giochi di parole, ma soprattutto terribilmente evocativi e, al tempo stesso, esplicativi, che fungono da perfetto contraltare alla favolosa potenza delle immagini.

Due ore di "delirio onirico" che in realtà sono una sobria rappresentazione degli "stati di allucinazione" che sono propri del nostro vivere associato, non certo una fantasia del regista. 

Nulla, o quasi, si salva all'interno di questo quadro. Un film davvero molto bello, faticoso, difficile da accettare, ma opera di un regista che è ben consapevole del fatto che nel paradosso e nel surrealismo sono presenti le uniche chiavi interpretative possibili di un mondo che è molto ma molto più surreale e disturbante di come viene interpretato da un film-maker immaginifico.

Il film piacerà a:
Gli amanti delle graphic novel o di tutto ciò che è volutamente sovrarappresentativo.
 
Il film non piacerà a:
Chi pensa possano esservi eccessi o aspetti poco realistici.
 
Pregi:
Delirio immaginifico onirico in salsa noir.
 
Difetti:

Non aver avuto, al momento, un ulteriore seguito.
 
Lo consiglio? 
 


 
 
 
 (Retrospettiva a cura di Umberto Visani)



 
 






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