THE LAST HOPE (2025) Stupidità artificiale
Recensione a cura di: Roberto Terzaroli
Titolo originale: W nich cała nadzieja
Piattaforma di distribuzione in Italia: Amazon Prime Video
Genere: Fantascienza distopica, dramma filosofico
Durata: 88 minuti
Casa di produzione: K&K Film Selekt, Polski Instytut Sztuki Filmowej
Regia: Piotr Biedroń
Sceneggiatura: Piotr Biedroń
Cast: Magdalena Wieczorek (Ewa), Jacek Beler (Arthur – voce)
Trama:
Ewa, probabilmente l’ultima umana sopravvissuta sulla Terra, convive tranquillamente con l’androide Arthur, programmato per proteggerla, in una base isolata. Tutto cambia quando la password per il lasciapassare viene aggiornata, come da protocollo, ed Ewa, che aveva dimenticato di leggere quella nuova, viene considerata un’intrusa.
Cosa ne penso (no spoiler):
Recensione molto difficile. Personalmente adoro i film minimalisti e filosofici, ma in questo caso forse andiamo fuori dal selciato. The Last Hope è un film sicuramente divisivo, da odiare o amare alla follia; diciamo che io appartengo più alla prima categoria, anche se non è tutto da buttare.
Dopo una partenza che fa presagire qualcosa di veramente ben scritto, assistiamo da circa metà film in poi a una parabola discendente che fa cadere quasi tutto il coinvolgimento. Tutto ciò che era partito bene in fatto di atmosfera viene calpestato, per cadere nella noia e nella ripetitività.
The Last Hope, come la maggior parte dei film distopici, vuole far riflettere sui pericoli di un futuro dominato dalla macchina, ma in questo caso l’intelligenza artificiale rasenta la stupidità totale. Arthur, pur riconoscendo, fra virgolette, la sua padrona Ewa, si rifiuta di farla entrare poiché sprovvista della password di accesso aggiornata; una mancanza di connessione non giustificabile per una macchina futuristica, magari accettabile per un prototipo sperimentale, ma non per un androide del futuro.
Quello che parte come un film distopico lascia spazio, da quel momento in poi, all’elemento survivor, ovvero una ricerca disperata di acqua in un mondo contaminato e radioattivo, contro un androide inetto che non permette nemmeno di far ritorno a casa propria. E se per qualcuno questo può anche essere una trovata interessante, personalmente ho trovato questa scelta di sceneggiatura veramente imbarazzante. Addirittura, quando Ewa, per tentare di ingannare l’androide, finge di essere una rifugiata, anche in quel caso non viene riconosciuta, e a quel punto esistono nella mente della macchina tre personaggi: Ewa, la rifugiata e l’intruso. Una mancanza di connessione totale, un caso umano fatto intelligenza artificiale.
Come ciliegina sulla torta, il finale spiazza completamente lo spettatore, facendo quasi credere di aver assistito a una barzelletta più che a un film. Una specie di insulto per chi ha avuto la pazienza di restare fino alla fine.
Personalmente mi dispiace dare un voto basso a questo film. Adoro i film distopici, ma in questo caso siamo davvero al minimo sindacale. Peccato.
Alla prossima recensione cari amici Cineribelli!
Il film piacerà a:
Chi apprezza i film minimalisti e particolari
Chi apprezza i film minimalisti e particolari
Il film non piacerà a:
La maggior parte degli spettatori, probabilmente.
Pregi:
Partenza ottima e buoni spunti per un buon sviluppo di trama, purtroppo sfruttati nel peggiore dei modi.
Partenza ottima e buoni spunti per un buon sviluppo di trama, purtroppo sfruttati nel peggiore dei modi.
Difetti:
Poca anima, ripetitività e situazioni paradossali.
Giudizio finale:
lo consiglio?
lo consiglio?
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