So Cosa Hai Fatto (2025) - Recensione a cura di Umberto Visani

 

So cosa hai fatto

   

Genere: horror, thriller
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Durata: 111 minuti
Produzione: Columbia Pictures, Screen Gems, Original Film
Produttori: Neal H. Moritz
Regia: Jennifer Kaytin Robinson
Sceneggiatura: Jennifer Kaytin Robinson, Sam Lansky
Cast principale: Madelyn Cline (Danica Richards), Chase Sui Wonders (Ava Brucks), Jonah Hauer-King (Milo Griffin), Tyriq Withers (Teddy Spencer), Sarah Pidgeon (Stevie Ward), Billy Campbell (Grant Spencer), Jennifer Love Hewitt (Julie James), Freddie Prinze Jr. (Ray Bronson), Gabbriette Bechtel (Tyler Trevino), Joshua Orpin (Wyatt Spencer).


Trama:

Durante una notte d’estate, cinque amici, dopo una festa, si fermano lungo una strada isolata. Un’auto sopraggiunge all’improvviso e finisce in un burrone per schivare uno dei cinque ragazzi. Presi dal panico, decidono di fuggire senza prestare soccorso e senza chiamare la polizia, vincolandosi a un patto di segretezza tra di loro. Un anno dopo, iniziano a ricevere minacce: qualcuno sa cos’hanno fatto. Mentre vengono presi di mira da un misterioso assassino, riemergono anche Julie James e Ray Bronson, i sopravvissuti della tragedia del primo film. 



Cosa ne penso (pochi spoiler):

Ho rivisto da poco l’originale “So cosa hai fatto” del 1997, un film che ha segnato un’epoca come Scream, ma – a rivederlo oggi – risulta “invecchiato male”, soprattutto nella fotografia slavata e nell’uso fin troppo insistito e patinato delle musiche per creare tensione in un modo che negli ultimi 20 anni è cambiato (fortunatamente). 
Così, quando l’altro giorno sono andato a vedere questo sequel, ero curioso, ma anche timoroso potesse trattarsi di un’operazione meramente commerciale. E invece ne sono uscito sorpreso, perché siamo di fronte a un film che riesce non solo a onorare il passato ma a superarlo. Il soggetto e la sceneggiatura sono solidi, ben scritti, costruiti con intelligenza. Non si cade nell’amarcord pigro o nella citazione fine a se stessa, ma si mette in scena una storia nuova, credibile, che si intreccia con il film precedente in maniera ben architettata, restituendo alla saga un senso compiuto.
La colonna sonora è una nota decisamente a favore: brani punk-rock di grande impatto, perfetti per l’energia giovanilistica della pellicola, usati non come feticcio, ma come parte viva dell’atmosfera e, a volte, come “coro greco” a commento della trama, ma questo aspetto sfugge al 90% degli spettatori che non comprende una parola di inglese, tantomeno cantato.
Il film riesce a evocare una tensione reale, si sente la volontà di tornare a uno slasher che non viva solo di sangue, ma di ritmo narrativo e pathos.
Unica vera nota stonata: il cast. I giovani attori non convincono né a livello di presenza né nella resa attoriale, il che è un peccato, perché in un’opera tanto strutturata sul piano della scrittura, la mancanza di intensità recitativa si avverte un po’ e si sarebbero potuti scegliere attori più convincenti.

Il film piacerà a:
A chi ha amato l’originale ma desidera una nuova prospettiva. A chi cerca uno slasher con struttura, ritmo, atmosfera, scrittura sapiente.
 
Il film non piacerà a:
A chi vuole solo sangue e urla. A chi cerca l’horror sperimentale a tutti i costi.
 
Pregi:
Sceneggiatura ben costruita, rispetto per il film originale senza farsi ingabbiare dal passato. Bella colonna sonora, buona regia, ritmo narrativo solido.
 
Difetti:
Cast giovane sotto le aspettative.
 
Lo consiglio? 







 (Recensione a cura di Umberto Visani)
 



 
 

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