F1 - Il film (2025) - Recensione a cura di Erik Pettinari
Genere: Sport / Drammatico
Durata: 156 minuti (~2 h 36 min)
Piattaforma di distribuzione:
Theatrical e home media/VOD: Warner Bros. Pictures
SVOD (in streaming): Apple TV
Casa di produzione: Apple Studios, Jerry Bruckheimer Films
Plan B EntertainmentMonolith Pictures, Dawn Apollo Films
Produttori: Jerry Bruckheimer, Joseph Kosinski, Lewis Hamilton
Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Chad Oman
Regia: Joseph Kosinski
Soggetto: Ehren Kruger (screenplay); soggetto di Joseph Kosinski & Ehren Kruger
Cast: Brad Pitt (Sonny Hayes), Damson Idris (Joshua Pearce), Kerry Condon (Kate McKenna), Javier Bardem (Rubén Cervantes), Tobias Menzies (Peter Banning), Kim Bodnia, Sarah Niles, Shea Whigham, Samson Kayo, Joseph Balderrama, Callie Cooke
Trama:
Diretto da Joseph Kosinski (Top Gun: Maverick, Tron: Legacy), F1 è un film d’azione sportivo ambientato nel mondo della Formula 1 contemporanea. La trama segue Sonny Hayes (Brad Pitt), un ex pilota leggendario ormai lontano dalle corse, richiamato in pista per fare da mentore a un giovane talento del team APXGP, interpretato da Damson Idris. Tra tensioni nel paddock, duelli ad alta velocità e il peso del tempo che passa, Hayes si ritrova a dover dimostrare di avere ancora qualcosa da dare… dentro e fuori dalla monoposto.
Cosa ne penso (no spoiler):
F1 – Il Film è uno spettacolo visivo che sa come intrattenere. Non cerca la profondità di un biopic né la precisione di un documentario, ma punta tutto sull’emozione pura: quella della velocità, della competizione, del riscatto personale. Il personaggio di Brad Pitt è volutamente larger-than-life, una figura fuori dal tempo che riesce però a integrarsi sorprendentemente bene nella Formula 1 di oggi.
Certo, la trama è abbastanza prevedibile e segue binari già visti. Ma ciò che conta è il come viene raccontata: con stile, ritmo e una regia capace di far sentire ogni curva, ogni sorpasso, ogni battito. Visivamente è impeccabile, musicalmente coinvolgente, e con un’anima che – pur non troppo originale – riesce comunque a farsi sentire.
Se ti piacciono i film che ti fanno vivere l’azione in prima persona, o semplicemente ami il mondo delle corse, F1 è una visione obbligata.
Il film piacerà a:
Chi cerca un'esperienza coinvolgente, in una parola: l’adrenalina. Kosinski confeziona un’esperienza visiva potente, che non lascia tregua allo spettatore. Le sequenze di gara sono spettacolari: riprese a bordo pista e in-car da mozzare il fiato, montaggio serrato, uso sapiente del sonoro. Sembra davvero di trovarsi a pochi centimetri dall’asfalto a 300 all’ora. La regia sfrutta il supporto diretto della Formula 1 (il film è stato girato durante veri weekend di gara) e si avvale della fotografia di Claudio Miranda, che restituisce colori vivi e profondità cinematiche perfette per l’ambiente.
Ottima la colonna sonora firmata da Hans Zimmer, capace di accompagnare con potenza emotiva ogni fase del racconto, senza mai sovrastare l’azione. A sorprendere positivamente è anche Brad Pitt: credibile, carismatico, perfettamente a suo agio nel ruolo del veterano disilluso. Il suo Sonny Hayes è un pilota vecchio stampo, un uomo che sembra uscito da un’altra epoca – quasi una figura mitologica catapultata nella F1 iper-digitale del 2025. Il contrasto generazionale tra lui e il giovane co-protagonista funziona bene e regala qualche spunto interessante, pur senza affondare troppo nel dramma.
In generale, F1 è cinema d’intrattenimento puro, pensato per coinvolgere sia gli appassionati del motorsport sia chi cerca semplicemente uno spettacolo ad alta tensione.
Il film non piacerà a:
A chi non apprezza particolarmente una trama prevedibile, seppur solida. Il dualismo maestro-allievo è un classico, e qui non viene particolarmente rinnovato. Alcune dinamiche narrative sanno di già visto, e in certi momenti si ha la sensazione di assistere più a una celebrazione romanzata che a un vero e proprio racconto.
A livello di realismo, chi conosce bene la F1 potrà storcere il naso: alcune semplificazioni tecniche e regolamentari sono evidenti, e qua e là si scivola in qualche "americanata" di troppo. La voglia di spettacolo a volte prende il sopravvento sulla coerenza. Non mancano sequenze un po’ sopra le righe, soprattutto nei momenti emotivi, che potrebbero far storcere il naso a chi cerca un ritratto più aderente alla realtà.
Pregi:
Perché F1 è una lettera d’amore alla velocità. A differenza della serie Senna, che cerca l’introspezione e il racconto dell’uomo dietro al casco, o del più equilibrato Rush, che mette al centro il conflitto tra due stili di vita, F1 sceglie di esaltare la dimensione spettacolare e fisica della Formula 1. Non vuole raccontare tutto. Non vuole spiegare. Vuole far sentire il brivido della partenza, il rombo dei motori, l’odore della gomma bruciata.
Se si accetta questo patto narrativo, ci si trova davanti a un prodotto ben fatto, visivamente appagante, ben recitato e musicalmente coinvolgente. È un film che non si prende troppo sul serio, ma che prende molto sul serio il piacere di intrattenere.
Difetti:
F1 è un film che punta tutto sull’esperienza visiva e sensoriale, ma nel farlo sacrifica qualcosa in termini di profondità narrativa. La trama è piuttosto lineare e a tratti prevedibile, con dinamiche già viste in altri film sportivi: il mentore, il giovane talento, la rivalità, la redenzione. Tutto funziona, ma nulla sorprende davvero.
Dal punto di vista tecnico, chi conosce bene il mondo della Formula 1 noterà alcune semplificazioni e licenze creative che non rendono giustizia alla complessità del regolamento e della tecnologia attuale. Inoltre, in certi momenti, il film cede al gusto del dramma forzato e a qualche “americanata” di troppo: dialoghi un po’ enfatici, scene al limite del melodrammatico, e personaggi secondari poco approfonditi.
Non sono difetti gravi, ma elementi che limitano il film nel diventare qualcosa di più ambizioso di un ottimo blockbuster.
Giudizio finale:
Un eroe vecchio stampo catapultato nella F1 del 2025. Una
storia a tratti scontata ma di gran effetto. Bella la fotografia e il girato.
Lo consiglio?
(Recensione a cura di Erik Pettinari)
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