Alien: Romulus (2024) - Recensione a cura di Roberto Terzaroli




Genere: Fantascienza - Horror
Paese: USA - Ungheria
Durata: 119min
Censura: Si: VM 14 anni
Produzione: 20th Century Studios, Scott Free Productions, Brandywine Productions
Produttore esecutivo: Ridley Scott, Michael Pruss, Walter Hill
Regia: Fede Álvarez
Sceneggiatura: Fede Álvarez, Rodo Sayagues
Cast: Cailee Spaeny - David Jonsson - Archie Renaux

Lo consiglio?

    
 
 
Trama:
Mel 2142, dei giovani colonizzatori, esplorano un'astronave spaziale abbandonata.
 

Cosa ne penso (no spoiler):
 
Baldi giovani alla conquista dello spazio, in preda agli xenomorfi. Potrei concludere qui la mia recensione visto e considerato che per tutta la pellicola non vediamo altro che questo e la sostanza è davvero ben poca se non del tutto assente. 
 
Partiamo dalla prima assurdità, secondo gli sceneggiatori di questa pellicola è normale, per un gruppo di giovani ragazzi, pilotare astronavi con la disinvoltura di un veterano dello spazio e, secondo me, questo basta già per coprire il tutto di una buona dose di ridicolo. Seconda critica, perchè invece di continuare gli eventi dell'ottimo Alien Covenant si sia scelto di ritornare alle origini con un gruppo di ragazzi gettando nella pattumiera quella timeline che, per la prima volta, esplorava territori inesplorati? Presto detto, il successo al botteghino e il richiamo delle giovani generazioni.
 
Non vogliamo più riflessioni filosofiche, torniamo al puro terrore e spegniamo il cervello.
 
C'è da dire che se Covenant insieme a Prometheus rappresentano ancora, per me (artisticamente parlando) il punto più alto dalla saga, ma per certi versi anche quello più lontano dall'atmosfera che ha fatto innamorare i fan, con Alien Romulus tocchiamo il punto assolutamente più basso. Ma questo non sicuramente per le scenografie, ottime cosi come il comparto sonoro, ma per l'aria di horror all'americana, per i dialoghi ridicoli, battute da commedia trash, come ad esempio la figura del bullo che se la prende con il sintetico più volte, forse per creare empatia verso un personaggio altrimenti odioso.

Addirittura, ciliegina sulla torta, si è scelto di riproporre al pubblico, per puro fan service, un personaggio (che non nominiamo per motivi di spoiler) del primo Alien, il tutto con un'utilizzo dell'AI davvero imbarazzante e con un susseguirsi di eventi che sanno molto di già visto. Il tutto sicuramente per risvegliare dal torpore il fanboy di vecchia data che si era addormentato nella prima parte del film.
 
La parte finale, di qualità leggermente superiore, cerca di stupire lo spettatore con un'interessante creatura inedita, anche se solo in parte, ma che non basta per risollevare le sorti di un prodotto mediocre travestito da grande horror di qualità. Una pellicola che, purtroppo, darà sicuramente vita ad un sequel o peggio ancora a una trilogia. Ne riparleremo a tempo debito.

E' curioso vedere come lo stesso Ridley Scott difenda a spada tratta Alien Romulus forse per motivi di orgoglio, in fondo il suo nome è ovviamente legato alla saga da sempre, ne è produttore esecutivo, ed ammettere che la sua creatura sia stata stravolta in modalità stranger things non sarebbe stata una buona mossa di marketing, meglio assecondare il corso degli eventi e sorridere.

In fondo per avere incassi bisogna adeguarsi ai tempi, addio alle vecchie glorie (e al grande cinema), spazio ai giovani...e cosi sia.

A presto con la prossima recensione. Rob

Il film piacerà a:
Le nuove generazioni che non hanno familiarità con la saga di Alien e forse anche alla vecchia guardia che non ha apprezzato i prequel e desiderava ardentemente un ritorno alle origini, non importa se a caro prezzo.

Il film non piacerà a:
Chi ha preferito gli approcci più umanistici e filosofici di Prometheus e Covenant agli altri episodi della saga.

Pregi:
Ottima realizzazione scenografica e comparto sonoro. Un vero peccato sprecare carte cosi buone per un prodotto del genere. In compenso il prodotto offre una buona dose di sfondi per il desktop.

Difetti:
Reboot della saga, seppur non esplicito, inserito forzatamente nella continuità temporale. Adattamento forzato per le giovani generazioni. Dialoghi stereotipati da commedia di serie b americana. Utilizzo dell'AI indecoroso e ridicolo.
 
 (Recensione a cura di Roberto Terzaroli)

 
 

 
 
 



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